Elvira Dones:Piccola guerra perfetta
Faqja 1 e 1
Elvira Dones:Piccola guerra perfetta
Comunicato Stampa
Elvira Donespresenta a Milano il suo romanzo
Piccola guerra perfetta
(Einaudi, 2011)
“Non romanzo sulla guerra, né romanzo di guerra, nel quale agiscono marzialmente degli eroi. No, questo romanzo è invece direttamente la guerra. È l’assunzione della guerra nell’occhio pietoso della vittima che non giudica, non condanna, ma comunica a tutti la sua visione. Uno sguardo limpido, classico, pietoso, che non distorce nulla.”
Dalla prefazione di Roberto Saviano
Venerdì 24 settembre 2011 alle ore 19.00, al Palazzo Sormani – Sala del Grecchetto, in Via Francesco Sforza, 7, Milano la scrittrice albanese Elvira Dones presenta, per la prima volta in Lombardia, il suo ultimo romanzo “Piccola guerra perfetta” (Einaudi, 2011).
Intervengono, Gjon Coba, console della Repubblica d'Albania a Milano, Gianbattista Armelloni, Presidente ACLI Lombardia, Paola Villa, Presidente IPSIA, Silvio Ziliotto, ACLI/IPSIA, Mirela Gjyshja, Presidente Illyricum e Vasenka Rangu per il Centro di Cultura Albanese.
Conduce l’incontro Benko Gjata, giornalista, corrispondente accreditato A.T.A. in Italia.
Nel corso della serata, la lettura di brani scelti dal libro sarà intervallata da un accompagnamento musicale.
L’evento, organizzato dal Centro di Cultura Albanese in collaborazione con Illyricum, New Age, Dora e Pajtimit & la Biblioteca Sormani, IPSIA, Acli Lombardia & la casa editrice Einaudi, è stato realizzato con il patrocinio del Consolato Generale della Repubblica d’Albania a Milano.
Elvira Dones
Elvira Dones è nata a Durazzo e cresciuta a Tirana (Albania). All’età di dieci anni scrive un “libro” (una dozzina di pagine) che intitola “Romanzo”. A sedici anni inizia a condurre programmi televisivi. Nel 1988 lascia il suo paese – a quel tempo ancora una dittatura stalinista – e si stabilisce in Svizzera. Nel ’97 pubblica il suo primo vero romanzo, Dashuri e huaj (Senza bagagli). Durante la sua permanenza in Svizzera scrive sette romanzi, due raccolte di racconti e alcune sceneggiature; realizza anche documentari per la televisione. Sposata e madre di due figli, vive ora nei sobborghi di Washington, D.C. e divide il suo tempo tra gli Stati Uniti, la Svizzera, l’Italia e l’Albania. I Balcani sono la sua culla, i figli la sua casa. Vivere senza bagagli è la sua adorata condizione perenne.
Piccola Guerra Perfetta
Dal 24 marzo al 12 giugno del 1999, in seguito alla feroce politica di pulizia etnica perpetrata da Slobodan Miloševic, la Nato bombarda il Kosovo. Ottanta giorni di attacchi aerei, per una guerra che si annunciava breve e «chirurgica» e prometteva di riportare a casa i soldati occidentali sani e salvi, tutti. Ma se dal cielo ci si poteva illudere che fosse davvero una guerra perfetta, sulla terra, nelle strade e nelle case, la violenza cancellava l’aggettivo “normale” dalla quotidianità di due popoli: tredicimila civili albanesi uccisi, ventimila donne torturate, un milione di rifugiati nella già stremata Albania.
Il punto di vista su questa strage, nel romanzo di Elvira Dones, è soprattutto femminile. Basandosi sulle testimonianze delle donne kosovare, la Dones – che è albanese, ma scrive in italiano, sua «lingua d’adozione» – trasforma i documenti in una materia incandescente, capace di restituire, attraverso il filtro romanzesco, la complessità e il dolore delle vittime.
La lotta per la sopravvivenza di tre donne assediate in una casa di Pristina diventa qui un’epica commovente e umana, e il tentativo di fuga di due ragazzini in cerca della libertà è un’odissea indimenticabile. Ma se questi due luoghi narrativi - assedio e fuga – sono gli estremi opposti che permettono di interpretare la trasformazione del loro mondo, esistono nel mezzo infiniti altri luoghi – domestici, vicini, comunque familiari – nei quali è possibile osservare la vita che si capovolge.
E se, come in questo libro, a guardare e a raccontare sono le donne, può capitare di scoprire, nascosto in mezzo alla sofferenza e alle atrocità, un momento breve e prezioso in cui spazzare via la normalità, «azzerare tutto», significa anche trovarsi improvvisamente libere da quell’ideologia che vuole la donna per sempre sottomessa, e costruire con il proprio compagno una parità fino ad allora neppure immaginata.
«Alle guerre seguono altre guerre, - scrive l’autrice in una nota al testo, - e alla fine si dimenticano. Ma questa era la nostra guerra. È questa che a modo mio ho voluto raccontare».
Elvira Dones ci dice che la guerra non è altrove ma può invece essere qui, a un soffio dalle cose piú familiari e credute sicure. E può esserci ogni volta che una comunità si disintegra nei suoi elementi costitutivi, che prima erano parte di un tutto e di colpo si trovano l’un contro l’altro, minacciosi, e si riconoscono tra loro solo come nemici. Un romanzo naturalmente non è una profezia. Sta a noi, sta a chi legge, trattenere la sua verità.
Dalla prefazione di Roberto Saviano:
Furono in molti a non farsi domande, ma Elvira Dones non ci racconta solo la storia di chi si schierò, di chi prese le armi, ma anche e soprattutto quella di chi tutto questo lo ha subito, cercando in situazioni estreme di non perdere la propria umanità.
Piccola guerra perfetta racconta tutto quello che abbiamo dimenticato, ma anche tutto quello che forse non abbiamo mai saputo.
Non romanzo sulla guerra, né romanzo di guerra, nel quale agiscono marzialmente degli eroi. No, questo romanzo è invece direttamente la guerra. È l’assunzione della guerra nell’occhio pietoso della vittima che non giudica, non condanna, ma comunica a tutti la sua visione. Uno sguardo limpido, classico, pietoso, che non distorce nulla.
Michael Herr ha scritto che raccontare la guerra per come è stata davvero «significa distruggere ogni argomento che ha portato al conflitto, e segnare il punto dove l’uomo perde la possibilità di essere uomo». Piccola guerra perfetta di Elvira Dones questo assunto lo dà per scontato, e da lí parte. Per raccontare al mondo intero che, dal punto di vista di chi la guerra e la violenza non le ha in alcun modo volute, di chi non ha partecipato al progetto di inventare lo sterminio e far sí che un uomo non sia piú uomo, ma lo ha subito, da questo punto di vista infimo, minimo e perfino discutibile, diventato scrittura, tutto può apparire in una splendente, chiarissima luce di paradossale salvezza.
Per informazioni:
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www.illyricum.it
Milano, 08.09.2011
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